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Anche Dario Fo casca su Gramsci e il PCd’I…!

Segnalo l’articolo di Dario Fo apparso su Repubblica di ieri (la solita paginetta di anticomunismo che il giornale di Scalfari e C. regala quasi ogni giorno dal 1976), “Alla ricerca di Gramsci”, in cui si ripetono pedissequamente tutti i peggiori luoghi comuni costruiti da certa storiografia in questi anni sul rapporto tra Gramsci, Togliatti e il PCd’I.

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(Avvertenza: alcune lievi inesattezze nel testo e nell’accuratezza delle notizie riportate sono dovute allo stato di bozza non più portata a termine di questo saggio, ce ne scusiamo con i lettori)

I. Appuntamento al Cairo

I paracadutisti della divisione “Folgore” si erano esercitati per mesi a lanciarsi dai trimotori da trasporto Savoia-Marchetti S 82. L’addestramento di uno solo di questi soldati costava quarantacinque volte quello di un fante. Si stavano preparando all’operazione “C3”, l’occupazione di Malta, l’isola inglese da dove decollavano gli aerei che attaccavano aeroporti italiani e convogli aerei e navali delle forze dell’Asse, rendendo difficili le comunicazioni marittime tra Italia e nord Africa.

Ma lo sbarco a Malta non fu nemmeno tentato, nonostante una campagna intensa di bombardamenti durata diversi mesi e costata molte vittime e molti aerei, soprattutto i bombardieri trimotori S 79 e Cant-Z 1007, che, per quanto obsoleti rispetto ai quadrimotori pesanti che andavano schierando inglesi e americani, erano un’arma strategica insostituibile, e il fatto che ve ne fossero troppo pochi nei momenti cruciali fu tra le ragioni della sconfitta finale.

Prevalse la linea tedesca della manovra a tenaglia lungo un arco di migliaia di chilometri, giocata sulla scommessa di vincere su quello che stava diventando il fronte di Stalingrado a nord e in Egitto a sud per travolgere il nemico e conquistare il Medio Oriente e le sue risorse petrolifere fino in Iraq e Iran. L’unico ostacolo che si frapponeva era l’VIII Armata britannica. (altro…)

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La città di Napoli, nella sua storia, ha conosciuto non molti momenti partecipati di vita corale, in cui cessasse qualsiasi divisione classista.

Sicuramente “le quattro giornate”, per la manifestazione di coraggio collettivo finalizzata alla conquista di diritti inalienabili, rappresentano uno dei momenti felici: sfidare la Wermacht con bombe a mano di scarsa offensività, con blindatura di latta, e con moschetti usati nella prima guerra mondiale, per impedire che venissero consumati da quell’ esercito in ritirata delitti contro la sua umanità, i napoletani, era una scelta che solo un popolo di plurimillenaria civiltà e culto della libertà poteva concepire, era una indicazione per tutta l’Italia, che anche per quella iniziale rivolta popolare otteneva dai vincitori il riconoscimento di “cobelligerante”.

Chi scrive è stato solo spettatore, anche se suoi coetanei, gli “scugnizzi”, vi parteciparono, ed addirittura un compagno di banco vi perse la vita per una cannonata dell’esercito tedesco in ritirata, sparata per alleggerire la pressione sulle sue retroguardie, così come ricorda una targa in piazza Mazzini.

I punti di osservazione utilizzati furono i balconi di casa, vietati, pena sanzioni corporali, e le discussioni familiari; quindi né partecipe, né testimone, e i suoi ricordi non hanno nessuna consequenzialità logica o cronologica.

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A quanto ne sappiamo gli unici antidemocratici tra gli antifascisti erano i monarchici, che avrebbero voluto i re di casa Savoia ancora alla guida dell’Italia nonostante la complicità col fascismo, con tutto ciò che questa sovranità avrebbe implicato rispetto a quella espressa nel Parlamento.
Invece crediamo che il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini riferisse quel suo “anche alcuni antifascisti sono stati antidemocratici” della sua dichiarazione di ieri a tutti quelli che sono stati comunisti o socialisti. Intesa così la sua frase corrisponde all’idea di democrazia che avevano in mente Edgardo Sogno e gli altri che insieme a lui preparavano un colpo di Stato negli anni ’70 rivolto a estromettere le sinistre dalle istituzioni. Alcuni dei presunti golpisti erano stati, come Sogno stesso, tra i più valorosi eroi italiani della seconda guerra mondiale (pensiamo per esempio a Luigi Durand De La Penne, che immobilizzò due grosse navi da guerra inglesi nel porto di Alessandria d’Egitto, o al generale dell’Aeronautica Giulio Cesare Graziani, uno degli aerosiluratori del Gruppo Buscaglia che dopo l’8 settembre mise in piedi un gruppo di bombardieri che operò con molti successi sul fronte balcanico in appoggio ai partigiani iugoslavi).

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