di Fabio Matteo (consigliere di amministrazione della ASIA Napoli s.p.a.)
Non si sono ancora spenti i riflettori mediatici sulla squallida kermesse che Berlusconi, Bertolaso e Bassolino hanno messo in scena intorno all’inceneritore di Acerra, e già arriva l’annuncio – speriamo non irrevocabile – della costruzione dell’inceneritore di Napoli est: un grande impianto che dovrà bruciare almeno 400.000 tonnellate annue di rifiuti urbani prodotti nel Comune capoluogo campano (quello di Acerra, per adesso, è tarato a 600.000 tonnellate annue).
A detta dei giornali, sembra che il tutto stia scorrendo liscio, senza ombra di opposizione e con il consenso della stragrande maggioranza dei napoletani. In realtà le cose non stanno così. Nel C.d.A. della Asia Napoli s.p.a. si è aperta, su questo punto, una frattura irreversibile fra il sottoscritto e il resto dei vertici aziendali, a partire dall’accordo di programma che l’amministratore delegato Fortini e il super-commissario Bertolaso hanno siglato nel mese di febbraio, da me né approvato né ratificato.
Le ragioni di questo dissenso sono sostanziali e riguardano la concezione di fondo sulla missione strategica che dovrebbe avere un’azienda a totale capitale pubblico come l’Asia Napoli s.p.a.