«Pietà l’è morta» faceva una canzone partigiana e sarà questo il perché del cipiglio incupito di Roberto Saviano. Proprio non sappiamo dargli torto, tanto più dopo aver letto della manifestazione antimafia a Casal di Principe con la messinscena di un vecchio di ottant’anni – il padre di “Sandokan” Schiavone – che gli dà del pagliaccio davanti alla terza carica dello stato su uno sfondo di saracinesche abbassate e sfaccendati che dicono «la camorra a Casale non esiste».
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Nessuno tocchi Saviano*
Posted in politica, tagged Bukowski, camorra, Casal di Principe, casalesi, critica letteraria, democrazia, Gadda, Gaetano Salvemini, Gomorra, mafia, Pantaleone, Rocco Scotellaro, saviano, Sciascia, stile, vero e verosimile on 5 luglio 2009| 2 Comments »
*La versione originaria, lievemente diversa, è stata pubblicata con il medesimo titolo su http://prcvomeroarenella.splinder.com/tag/gomorra mercoledì, 19 settembre 2007.
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“Odio gli indifferenti”
Odio gli indifferenti.
Credo che vivere voglia dire essere partigiani.
Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano.
L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.
E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.
E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta già costruendo.
E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'é in essa nessuno che stia dalla alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.
Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci
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